Storia

Curiosità e Leggende

Guida alla visita

Partiamo innanzitutto dalla cosa più importante: ì motivi per venirci a trovare. Il Castello di Villirnpenta ha almeno 8 secoli, ma è nuovo. È nuovo perché si può visitare da poco tempo, ha aperto le sue porte al pubblico per la prima volta nell'estate del 2008, ed ora si può visitare per tutta la stagione estiva.

La stagione di apertura va dal 1 Maggio al 30 Settembre, nel fine settimana, e durante la settimana in occasione di attività didattiche e culturali. Numerose attività e manifestazioni culturali animano le notti in castello.



È uno dei pochissimi castelli recinto italiani che si sono conservati dal medioevo ad oggi, e le sue architetture sono di particolare pregio. La visita guidata che compirete all'interno del castello è possibile grazie al prezioso lavoro di operatori volontari, appassionati studiosi di storia ed arti locali, che prestano il loro tempo libero gratuitamente per permettervi di visitare il nostro castello e gli altri beni culturali di Villimpenta.

Nell'estate 2010 il Castello di dota di due importanti strumenti per la comprensione della sua struttura e della sua storia. Nel mastio troverete le ricostruzioni grafiche eseguite da Guglielmo Calciolari che illustrano le diverse fasi evolutive del castello, accompagnate dalle tavole che riassumono le informazioni storiche principali, curate dal Dottor Giovanni Rodella.

Nella torre di mezzo troverete la ricostruzione 3Dinnensionale virtuale del complesso architettonico del castello, eseguito dal Laboratorio La.Ri.Fo della sede di Mantova del Politecnico di Milano, da Michele Cassini sotto la supervisione del Prof. Arch. Luigi Fregonese.

Le imponenti architetture superstiti della fortezza, oggetto di un approfondito e assai rispettoso restauro condotto tra il 2004 e il 2007, dovrebbero in gran parte risalire a periodi antecedenti l'acquisizione gonzaghesca avvenuta agli inizi del Quattrocento.

La conformazione delle torri aperte verso l'interno e con piani sostenuti da arcate sembrano accomunare il castello di Villimpenta a tanti fortilizi medievali soprattutto dell'area veneta, e più in particolare scaligera. L'ingresso alla fortezza, caratterizzata da un'allungata conformazione trapezoidale irregolare, è costituito da una facciata sporgente munita di due porte, una più grande carraia ed un'altra più piccola pedonale.



Le profonde fenditure ancora ben visibili al di sopra delle porte accoglievano i cosiddetti bolzoni, ossia le travi che imperniate come dei bilancieri e collegate ad apposite catene servivano per l'abbassamento o il sollevamento del ponte levatoio, contiguo in origine con un piano di passaggio più alto di quello attuale. Di fronte alla porta, sulla riva opposta del corso d'acqua che circondava la fortezza costituito dalla biforcazione del fiume Tione, sorgeva un altro corpo fortificato in muratura per il sostegno e a protezione del ponte levatoio quando questo veniva abbassato, chiamato appunto battiponte.



Il torrione maggiore posto presso l'ingresso è il cosiddetto mastio, importante elemento in cui si veniva a concentrare l'estrema difesa della fortezza e che nello stesso tempo costituiva l'emblema dell'originaria istituzione sovrana del castello e del dominio imposto sul territorio. All'alto della torre, i merli e i beccatelli, ossia le mensole reggenti la corona sporgente della merlatura, sono ancora provvisti degli intonaci di rivestimento che dovevano essere decorati dagli stemmi dipinti delle autorità che si succedettero nella titolarità del castello.





I beccatelli sono inframmezzati dalle cosiddette caditoie, ossia le aperture attraverso le quali, in caso di attacco, si lasciavano cadere corpi contundenti o liquidi bollenti secondo una pratica difensiva assai comune durante tutto il medioevo. Per assicurare il completo isolamento del torrione, la piccola porta che lo metteva in comunicazione con il camminamento di ronda delle mura, del quale rimangono alcune tracce dell'apparato di sostegno, era munito di un piccolo ponte levatoio da ritirare in caso di invasione interna della fortezza. Come attesta una un coloratissima mappa del XVII secolo, la cima del mastio era sovrastata da un'ulteriore piccola torre in cui, molto probabilmente, era collocata una campana.

Le altre due torri superstiti, assai più ridotte rispetto al mastio e comunicanti anch'esse, attraverso piccole porte, con il camminamento di ronda lungo l'unico tratto di mura merlato ancora esistente, dovevano apparire del tutto aperte verso l'interno del castello. La prima torre, quella più vicina al mastio, è di pianta rettangolare e internamente è suddivisa in due parti tramite la sovrapposizione di due grandi arcate, di cui la più bassa sostiene il piano che comunicava con il camminamento di ronda mentre la più alta reggeva il piano superiore scoperto, riparato solamente dalla corona merlata.



La seconda torre, quella ad angolo, dalla conformazione per così dire "scudata" , in quanto di pianta pentagonale e con tre angoli rivolti verso l'esterno, sembra aderire ad un modello difensivo che caratterizza pure altre architetture fortificate dell'area veneto scaligera. A differenza dell'altra torre, essa presenta internamente una sola arcata, sulla quale s'impostava il piano terminale a contatto con la merlatura. Il sottostante ballatoio, comunicante con il camminamento di ronda, doveva essere costituito molto probabilmente da semplici assiti di legno. Le mura e le torri degli altri lati sono ormai del tutto scomparsi, anche se restano ben visibili le basi affioranti dal terreno, che ci restituiscono l'idea del perimetro della fortezza e pure delle sue compatte strutture murarie. I pochi edifici ancor oggi esistenti all'interno del castello, in particolare quello accanto all'entrata, è assai probabile dovessero corrispondere in origine alle sedi abitative dei funzionari governativi gonzagheschi e degli stessi addetti alla custodia della fortezza.




La mitica Calubria

L'antica Calubria? Un nome a metà tra storia e leggenda, che sa anche di riscoperta e i risurrezione. Così si chiamava l'atlandite padana, la mitica città che secondo la leggenda sorgeva nel territorio compreso tra Ostiglia e Villimpenta e che sarebbe stata rasa al suolo da un tremendo terremoto nel 365 a.C..

La leggenda di Attila il terribile

Il Castello di Villimpenta (MN) deve il nome ad una variante del latino Villa Picta, cioè città dipinta. La storia, o la leggenda, vogliono che la fortezza sia stata fatta costruire da Attila il terribile. Nel 1391 il Castello di Villimpenta, sino ad allora di proprietà degli Scaligeri, venne acquistato dai Gonzaga che ne sfruttarono appieno le potenzialità di terra di confine.